Wednesday, June 11, 2008

certo che vi odio

sono stanco...

sono dannatamente stanco di vedere gente omologata!
provate ad andare in stazione alle 8 del mattino quando i liceali del 2008 sono radunati nella loro conformazione ideale : il branco!
è uno schifo: sono tutti identici, indistinguibili, come i loro vestiti e purtroppo i loro pensieri!
non c'è spazio per la diversità.

ma naturalmente non è affatto colpa loro, tutto è cosi: nei locali si ascolta la stessa musica, i mass media non hanno il coraggio di proporre qualcosa di fuori moda, di curioso, di azzardato.

è l'appiattimento totale, siamo indistinguibili e sempre più noiosi, la perdita di informazioni è sempre maggiore: nel quadro non si nota una sbavatura tutto è omogeneo e il miscuglio di colori crea un grigiore che mi infastidisce.

le peculiarità individuali vengono brutalmente schiacciate dalla voglia di essere accettati, dalla voglia di omologarsi: essere diversi oggi fa paura.

io non voglio vivere in un mondo così: voglio uscire in pigiama di casa senza che nessuno chiami la polizia, voglio pensarla diversemente senza per questo essere considerato un diverso!

in fondo se ci pensiamo bene tutte le persono che hanno fatto la storia erano particolari, ma appunto perchè particolari in grado di vedere le cose da una prospettiva unica e di donarci il loro unico contributo.

ma tutto finirà, l'entropia è ai massimi storici e sta raggiungendo il suo massimo assoluto, il processo si omogenizzazione totale delle menti è quasi giunto al termine: la culla di potenziale della nostra civiltà sembra richiamarci senza scampo e anche chi tenta di resistere lentamente scivola.

a un certo punto non ce ne accorgeremo nemmeno più.

buona morte meccanica a tutti

11 comments:

Ermopan said...

Il cosiddetto "sentimento reazionario" è vecchio come il mondo, ed è il macigno che grava su di esso. Un esempio ne è l'anti-complesso di Edipo: come ben sappiamo, Edipo uccise suo padre e sposò sua madre, pur inconsapevolmente. Questo mito dà nome al cosiddetto "Complesso di Edipo", secondo il quale un qualsivoglia infante ha come naturale istinto quello di sostituirsi al genitore dello stesso sesso, possibilmente riproducendosi con quello di sesso diverso. Ma se ribaltiamo il concetto, mettendoci dal punto di vista del padre, ad esempio, che vede il figlio come una minaccia per la propria esistenza, ecco che abbiamo l' "anti-complesso di Edipo" (probabilmente avrà un nome più fico, ma essendo io un caprone (come suggerisce pure il mio nick) non lo so). La cosa interessante è che esso è generalizzabile, ed è sostanzialmente l'estrinsecazione dell'Eterna lotta contro la Morte, e dell'ancestrale paura che l'uomo d'essa possiede ( e come biasimarlo?) . Si vuol forse negare che un Vecchio abbia una qualche minima invidia per un Giovane baldo e forte (oltreché fertile)? Il Timor Mortis si manifesta quindi in varie forme, come la paura di finire sul lastrico (una "morte economica") , che implica determinati comportamenti, ovvero il Conformismo, od un equivalente rifiuto per qualsiasi forma di originalità, rischiosa, Rivoluzionaria. E' la scelta più comoda, ed ovviamente la più trista.

Ermopan said...

Mi si perdoni, se tedioso, lo sproloquio.

francesca said...

macchè tedioso..finalmente un commento, e soprattutto un commento degno di tale nome ;)

Anonymous said...

Bel commento ermopan! mi piace lo stile e il modo in cui hai commentato, ma purtroppo non sono d'accordo sul contenuto. Credo che la ragione principale che porta una persona a uniformarsi a chi gli sta intorno sia la paura DEL VUOTO. Il vuoto che ti si crea intorno quando all'improvviso, inconsapevolmente, esce una parte di te che nemmeno sapevi esistesse. Ci si rende conto che nell'intimo potremmo essere diversi da chi pensiamo di essere, e ciò può frastornare, spaventare. Se già la nostra reazione può essere un parziale rifiuto, come non giustificare la sorpresa negli occhi di chi ci circonda, che per un istante si chiede dov'è finito l'amico caro che mai,mai avrebbe fatto quello che ha fatto? (scusate se il periodo è un pò contorto, spero di aver reso l'idea...) Una persona che non si conosce ancora appieno, magari un pò insicura, sensibile, che ha paura del rifiuto o dell'abbandono, trova nel conformismo la risposta più immediata, più facile e rassicurante alle sue paure. Credo che tutti cambino un pò il proprio "stile", modo di agire a seconda di chi abbiamo attorno, non c'è niente di male, anzi per me usare vocaboli usati dai miei amici e vestire in modo simile a loro è un modo per far sapere ai miei amici più cari quanto li stimo e li ammiro. Sono una conformista? SI!!!

Ermopan said...

Non so da dove cominciare, né se ne valga la pena, ma ci proverò lo stesso.

"Bel commento ermopan! mi piace lo stile e il modo in cui hai commentato"

Grazie.

"ma purtroppo non sono d'accordo sul contenuto."

Hacuna matata.

1) "Credo che la ragione principale che porta una persona a uniformarsi a chi gli sta intorno sia la paura DEL VUOTO."

Beh, dubito che il padrone d'una discoteca tema che i suoi amici lo abbandoneranno se farà ascoltare nel suo locale della musica non prettamente commerciale.
Teme che I CLIENTI lo abbandoneranno, e così via e così via.

Per quanto riguarda "il VUOTO", non è forse esso una sorta di "morte sociale" ?

2) "Il vuoto che ti si crea intorno quando all'improvviso, inconsapevolmente, esce una parte di te che nemmeno sapevi esistesse."

Qui vi sono sottintesi due equivoci ovvero che gli amici siano amici anche quando superficiali, e la nebulosità della classe di appartenenza (naturalmente nemmeno rigidissima) dell'atto, a quanto pare immondo, scaturito dalla parte dell'individuo ancora in ombra.

3) "Ci si rende conto che nell'intimo potremmo essere diversi da chi pensiamo di essere, e ciò può frastornare, spaventare."

Senza dubbio, infatti la Potenza risiede nel Coraggio d'affrontare questa Novità, magari con un processo dialettico triadico che vede come Tesi ciò che Credi di Essere, come Antitesi ciò che Sei e che non Credevi di Essere (la Novità tanto temuta), e come Sintesi Ciò che Sei Diventato dopo aver inglobato questa imprevista Novità nel tuo Essere, dopo averla Superata (cfr G. W. F. Hegel).

In ogni caso non c'è niente di male ad essere gay.

4) "chi ci circonda [...] si chiede dov'è finito l'amico caro che mai, mai avrebbe fatto quello che ha fatto "

Questo è delirio.
Da ciò che si legge sembra che l' "amico caro" (...) abbia fatto chissà che. Se un mio amico stupra una bambina di 4 anni, dopo che lo denuncio certo che non gli parlo più (e vorrei pure vedere), ma se lo trovo a leggere "Topolino" non vado certo a dirgli "oh, amico caro, cosa hai fatto? Come hai potuto leggere questo fumetto edito dalla Disney? Oddio oddio...".

...

5) "Una persona che non si conosce ancora appieno, magari un pò insicura, sensibile, che ha paura del rifiuto o dell'abbandono"

Siamo Tutti così.

6) "Credo che tutti cambino un pò il proprio "stile", modo di agire a seconda di chi abbiamo attorno"

Hai ragionissima

7) " non c'è niente di male, anzi per me usare vocaboli usati dai miei amici e vestire in modo simile a loro è un modo per far sapere ai miei amici più cari quanto li stimo e li ammiro."

Mah, non credo. A mio avviso fai del male a te stesso ed ai tuoi amici quando RINUNCI a qualcosa che viene da te e solo da te, in quanto v'è una PERDITA di qualcosa, che invece arricchirebbe i tuoi compagni (e magari darebbe anche più fiducia a te stesso).
Quale abominio fece l'amante di Porfiria!
Tenere tutto fermo è un modo ipocrita di amare.
Tenere tutto fermo non è amare.

E' a mio parere necessario acquisire il più possibile (necessario in quanto fonte di futuro piacere), senza però cancellare o reprimere nulla di quanto già c'è, dacché altrimenti non si fa altro che morire, a poco a poco, giorno dopo giorno, ed allora sì che il trapasso non fa più paura, perché, oramai, non si E' più.

"Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più... Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti..."

Publius Aelius Traianus Hadrianus

O Anonimo Prezioso, Ti ringrazio per il tuo commento, Ti ringrazio d'avermi prestato attenzione.

Grazie, perché a nessuno auguro di essere Frederick Hallam.

Variegato al cioccolato fondente nero.

Tempus Fugit, Gaudeamus Igitur, Iuvenes Dum Sumus...

Paola said...

ermopan rules!!!

francesca said...

ermopan..sei un pozzo di conoscenza..mi lasci sempre allibita..

Anonymous said...

Non hai veramente capito qualcosa finché
non sei in grado di spiegarlo a tua nonna.

non so perchè, leggendo il tuo commento,
mi è venuta in mente questa frase.
Ripensando a questa frase, mi domando
se il tuo stile è dovuto al fatto che non hai capito ciò che scrivi,
o se non vuoi che si capisca ciò che pensi.
Dato che ti esprimi come un filosofo, opto per la seconda. :-)

A tua "discolpa" devo dire che anche il mio intervento era molto confusionario,
e questo perchè l'idea espressa (cioè: si è conformisti per paura di rimanere soli,
e NON per paura di morire, e per questo il conformista non va criticato, ma
capito e lasciato crescere in pace) affonda le radici in episodi della mia vita,
abbastanza diffusi da poter essere generalizzati ma non per questo
da rendere pubblici.


1)
a) Nel mio discorso la logica commerciale non trova posto.
Non ho pensato ai commercianti, non mi interessano perchè loro sono soggetti
alle leggi del mercato, noi, quando scegliamo di conformarci, no.
Inoltre, tu dici che la paura della morte porta i commercianti al conformismo.
Io replico: non la paura della morte, semmai la necessità di vivere.

b) Se per "timor mortis" intendi "morte sociale", siamo più o meno sulla stessa
lunghezza d'onda. In generale ritengo però che la morte e la morte sociale, così
come la morte economica, siano cose molto diverse. Per quanto ne so, dalle ultime
due si può "resuscitare", dall'altra no.

2)
a) E' difficile separare gli amici veri da quelli superficiali: trovami
qualcuno che non è mai stato deluso da una persona che riteneva amica!
Quando una persona si sente "debole", si aggrappa alle persone che si
ritrova attorno, siano essi amici veri e fidati, o semplici compagni.

b) Non è necessario che l'atto sia di per sè immondo, basta che
l'individuo (o il suo gruppo) lo reputi tale. Basta che l'atto sia
qualcosa che si critica da sempre negli altri. Vedere sè stessi fare una cosa,
per quanto stupida, contraria ai propri principi dà una botta molto forte
all'autostima.

3) Qui siamo d'accordo. Solo un processo di crescita personale
può portare alla soluzione del conflitto. Ma non c'era bisogno di
scomodare lo zio Hegel per dare valore a un'affermazione già di per sè valida.:)

Inoltre: NON SONO GAY, QUANTE VOLTE DOVRO' RIPETERLO?

4) Ho solo tradotto in parole lo sguardo di rimprovero di alcuni miei amici.
Non sono io a delirare (magari!!!), è la realtà che ci circonda, fatta di
aspettative da parte di altri che, se non soddisfatte, generano negli occhi
degli altri Sorpresa e Delusione, contribuendo a creare, anche se per poco,
una barriera tra l'individuo e i suoi amici, barriera che lo porta a sentirsi
non capito, perciò non accettato e non amato. Ecco che per un istante il VUOTO
di cui parlavo si concretizza e si manifesta in tutto il suo orrore.
Essendo troppo corto il lasso di tempo tra l'occhiata di dissenso degli amici e
la reazione istintiva dell'individuo oggetto dell'occhiata, quello che resta
spesso è solo la sensazione di disagio provata,perciò l'idea che cio' che si
è fatto "non s'ha da fare", ma la psiche registra tutto.

Non ci credi? Parla con qualche psicologo e poi dimmi. Quelli che reagiscono così
sono molti di più di quel che si pensa.

7) Dopo una lunga riflessione, devo ammettere che hai ragione.
Questo pero'non mi da' il coraggio necessario a mostrare le mie peculiarità.


Si possono spendere migliaia di parole sul conformismo, su come dovrebbe
essere la realtà e su come invece le cose vadano lentamente in malora.
Nessuna di queste però la cambierà.
Solo l'individuo può. I buoni esempi trovano sempre silenziosi sostenitori.
Basta non avere la pretesa di insegnare... è un atteggiamento comune
che dà sui nervi, non trovi?

Un ultima cosa, questa è per arci: una mia amica è venuta in classe in pigiama per anni...
e nessuno l'ha mai arrestata. All'inizio ridevamo, poi non ci facevamo più caso... però è bello da raccontare!

Arci said...

salve a tutti...

senza addentrarmi in ambiti che non sono nemmerno in grado di affrontare volevo un attimo riportarvi al punto che forse state (anche per mia colpa) trascurando.

Secondo me il problema della "conformazione" (concedetemi la licenza...) è tale non in quanto provoca problemi all'individuo in se che non riesce/vuole esprimersi a pieno ma in quanto danno per la collettività.

Mi spiego: per assurdo do per scontatato che nella vita una persona non si esprima in tutto se stesso, ci sono un milione di ragioni insomma oltre che al conformismo per agire spinti da tutto tranne che da noi stessi.
E conseguentemente il danno per noi stessi c'è comunque; questo problema, delle maschere, che anche voi avete affrontato, diciamo che lo do per scontato e per irrosulubile.

Quello che mi turba è la generalizzazione assoluta.

Il fatto che ogni individuo si uniformi alla propria compagnia è "normale" nella sua follia, non è quello il problema che intendevo affrontare, il problema è che TUTTE LE COMPAGNIE SIANO UGUALI.

Questo rappresenta un danno per la collettività e non per il singolo.

cosa ne pensate ?

buona discussione

ARCI

peaceandlove said...

non ti dò ragione arci,
almeno non per certi aspetti;
certo sul fatto che ogni persona debba essere se stessa e non seguire la massa di dò piena ragione, ma non è una cosa così semplice, non per niente non finivo più di leggere i commenti;
sono convinto che il tutto sia dovuto a qualcosa di più potente dei midia, di una cultura, di una religione;
credo che l'uomo abbia sempre fatto cambiamenti molto lenti,
credo che l'uomo sia sempre stato in un certo senso uniforme e unipensiero(se esiste);
ci sarà sempre il diverso o il pazzo!
di conseguenza non credo ci sia una relazione tra livello massimo di entropia e processo di omogenizzazione totale;
ma.......
piuttosto,
vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che stiamo vivendo in un epoca dove per una persona la cosa più importante è.........
la cosa più importante per una persona è se stesso.
non lo neghiamo, io io io
forsè è giusto così??!!
non sò??!!
cosa centra?
non lo sò ancora!
di cosa necessita il se stesso per essere felice?
salute;
denaro;
benessere;
amore;
mmmmmmma c'è sempre qualcosa che non mi torna, perchè una persona che ha tutto non è ad ogni modo felice?
perchè riteniamo che la scienza e il progresso portino benessere e ordine?
non sò ancora spiegare il perchè, ma prima o poi riuscirò a dimostrare il crescere dell'entropia, come sapete del disordine, col crescere del "progresso".
stiamo distruggendo il nostro pianeta.
ma in effetti una delle cause è proprio il menefreghismo collettivizzato della gente, pffffffffff
i ghiacci dei poli si scolgono... che ridere....
un'altra era glaciale??? dall'ultima sono passati 10000 anni, dalla penultima 40000 anni, dai.......
i dinosauri si sono estinti??
l'uomo sicuramente sarà più forte e pronto!
l'effetto serra??? il pianeta si riscalda???? ma noi bruciamo ancora più petrolio e facciamo funzionare i nostri condizionatori!!!!
fra 100 anni non ci sarà più uranio?? ma costruiamo una centrale nucleare.....
il petrolio inizia a costare tanto....
costruiamo le centrali a carbone pulito.....
tanto del co2 cosa ci interessa???
il buco dell'ozono???
cos'è???
tanto le radiazioni ultraviolette cosa mi fanno???
ritiro l'affermazione, ha ragione arci, almeno in parte.
ora per me è meglio andare a dormire, ho scritto abbastanza cavolate!
buona morte termica, e omologata a tutti.

Ermopan said...

è tutto un magna magna.